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“Onorevoli è dance di denuncia, cantautorato per epilettici, sberleffo in doppiopetto e pause espressive di silenzio sdegnato. Sogno al sogno e sangue al sangue. Questo è il progetto degli Onorevoli.” Ne abbiamo parlato con Fabio Mendo Mendolicchio, editore, musicista, grafico, dj e tanto altro ancora.
Gli Onorevoli è un progetto che, insieme a te (percussioni ed elettroniche), vede coinvolti Luca Ragagnin (voce e testi) e Luca Tartaglia (basso elettrico). Posso dire che è un trio alquanto anomalo?
Diciamo che è un progetto che nasce nel momento giusto e raccoglie tre persone di età diverse, accomunate dalla stessa voglia di riportare l’attenzione sulla poesia, sulla musica e sulla letteratura. La nostra è una sorta di provocazione, sia in termini musicali sia in termini editoriali e narrativi; il nome stesso è una provocazione. Su questa terra esistono cose onorevoli che in Italia hanno un po’ perso questa caratteristica, partendo dalla Politica, che è stata capace di permeare tutti gli altri ambiti. Diciamo che si è persa onorevolezza e il valore di determinate cose.
Vuoi fare degli esempi?
Un esempio perfetto è la poesia che in Italia fatica, non tanto perché non si studia nelle scuole ma perché non si legge. Luca Ragagnin, tra l’altro, è un grandissimo poeta, molto apprezzato nei festival letterari, non solo in quelli poetici. Il nostro progetto parte proprio dai suoi testi, dalla sua poesia, e cerca di ridare onorevolezza a questo ambito. Cerchiamo di farlo in una chiave del tutto personale, con musiche che strizzano l’occhio al pop, alle atmosfere latine, alla dance e che cercano di utilizzare un linguaggio comune. Ci accomuna il voler realizzare insieme un progetto che tratti questioni etiche, morali e sociali.
Luca Ragagnin negli ultimi due anni ha pubblicato per la Miraggi Edizioni “Capitomboli” e “Musica per orsi e teiere”. È nata da qui l’idea degli Onorevoli?
L’idea è stata mia ma si può dire che è quasi nata in sinergia; anche perché quelli che hai citato sono due libri pieni di poesia. Tutta la produzione di Luca è ricca di poesia; come ti dicevo, secondo me lui è uno dei più grandi poeti italiani ma, purtroppo, in pochi lo sanno perché in pochi leggono i libri di poesia. Lui è più noto per essere l’autore dei testi dei Subsonica.
Collegandomi a quello che hai detto poco fa, trovo assurdo il fatto che ci siano così pochi lettori di poesia e così tanti scrittori di poesia.
Questo denota una malformazione del tutto italiana. Perché all’estero la poesia si legge e in Italia no. Così come all’estero i racconti si leggono e in Italia no. Potremmo andare avanti così su tante altre cose. Noi della Miraggi, come paradosso, diciamo sempre che se tutti quelli che scrivono poesie leggessero e comprassero almeno un libro di poesia all’anno, questo sarebbe il più grande mercato editoriale italiano.
So che il progetto Onorevoli diventerà un audiolibro; vuoi dirci qualcosa di più?
Al momento ci sono nove tracce. Il nostro intento è di fare uscire un libro cd. Sappiamo tutti che anche la discografia in Italia è in crisi quindi siamo più interessati a una provocazione editoriale, facendo arrivare la poesia e i testi attraverso la musica, attraverso un linguaggio più performante.
Oltre al “Bombarolo” di Fabrizio De André ci saranno altri omaggi?
Credo proprio di sì, ma stiamo ancora valutando le canzoni. Andremo a recuperare e ridare onorevolezza ad altri testi particolari, tirando fuori dei brani che fan parte della storia della discografia e che in pochi conoscono. Le nostre scelte, sono basate nell’intento di far riemergere quei testi e quelle musiche che nessuno più ricorda.
Da pochi giorni è uscito il tuo libro “Siamo tutti allenatori”; cosa ci puoi dire?
Anche questo libro esce come una provocazione. Viviamo in un periodo dove tutti ci arroghiamo il diritto di dire agli altri cosa fare, giudicando e diventando opinionisti, arbitri o pittori o poeti. In realtà questo è abbastanza normale, ma è necessario fare un certo percorso; un po’ come fanno gli allenatori che, prima di allenare, studiano.
Com’è nata l’ispirazione?
Il libro è nato un lunedì mattina in un bar, mentre facevo colazione. C’erano quattro o cinque personaggi che commentavano animatamente le partite del giorno prima e da lì è scaturito questo flusso di pensieri che ha preso la forma di un diario. Nel libro cerco di trovare le motivazioni e, in un certo senso, di riscoprire certi valori dell’allenatore, in una visione molto più ampia. Il popolo italiano, ormai, ha fatto dell’opinionismo il suo hobby preferito. È quindi un libro che prende spunto da questo pensiero per diventare una ricerca a trecentosessanta gradi. Un libro ricco di musica e di poesia, dove s’incontrano la narrativa e la saggistica; ci sono vari input che vogliono portare il lettore a porsi delle domande.
Se ti dovessi presentare a chi non ti conosce, cosa diresti di te?
Bella domanda. Fino a questo momento ho passato quarant’anni a studiare. Diciamo che faccio tante cose proprio perché ho passato questa mia prima parte di vita dedicandomi alla conoscenza. Quindi anni di ricerca frenetica, di studio continuo, nel tentativo di appassionarmi a qualsiasi cosa. Adesso iniziano a venir fuori i frutti e se dovessi definirmi, mi considererei un viaggiatore. Un viaggiatore con la passione per lo studio, per la vita.
E, soprattutto, con molta curiosità.
Sì, quella sempre. In “Siamo tutti allenatori” c’è una frase in cui dico “l’odio che genera odio va convertito in amore” e secondo me descrive abbastanza bene quello che è lo spirito con cui vivo. Ogni nostra azione produce un risultato. Dobbiamo rafforzare questo spirito per migliorarci e arrivare a diventare l’esempio per qualcun altro. Esempio che, in chiave negativa, è stato dato dai media e soprattutto dalla televisione, che ha devastato un intero paese. Culturalmente e linguisticamente. Questo, in breve, è quello che c’è nel libro.
(Pubblicato su Fuori Asse)