L’arte della guerra, nonostante sia stato diviso in due volumi distinti, costituisce un vero e proprio concept album.
Anche questo secondo volume, uscito a un anno di distanza dalprimo, è stato realizzato grazie alla piattaforma MusicRaiser e, proprio come il volume uno, si compone di otto brani che continuano il filo del discorso lasciato in sospeso, passando da una visione intimista a una più ampia, seguendo l’ispirazione nata dopo la lettura dell’omonimo libro di Sun Tzu. Continua a leggere →
A pagina 99 del nuovo numero di Classic Rock uscito pochi giorni fa in edicola, Renato Marengo parla dei T.M.O., recensendo in modo positivo il nostro lavoro (e il nostro video Naturale).
Dietro l’acronimo Ö.F. si nasconde (ma nemmeno tanto velatamente) Oliviero Farneti, musicista veronese che in molti avranno già avuto modo di conoscere nei progetti Fake P, Spagetti Bolonnaise, MiceCars o Lava Lava Love, per citare solo i quattro più famosi. Dopo il lavoro pubblicato quasi dieci anni con lo pseudonimo di El Senor Ciuf Ciuf, Farneti, grazie alla neo nata etichetta The Black Lodge, è uscito a fine dicembre con Aroma Morango, il primo disco solista, scaricabile gratuitamente dalla piattaforma Bandcamp (qua).
L’idea di quest’album nasce da lontano, da brani che (per motivi diversi) non sono riusciti a finire nei dischi di una delle band già citate (come “A Laughable Self Defense” o “Panopticon”, quest’ultimo suonato varie volte dal vivo coi Lava Lava Love). Così, maturato il momento, Farneti ha aggiunto nuove canzoni e chiamato Giuditta Matteucci a realizzare i video dei tre brani che aprono l’album (“Attila”, “A Laughable Self Defense” e “Panopticon”), affidandole anche l’artwork del cd.
Il risultato di “Aroma Morango” è quello che per Farneti rappresenta fare musica: un pop leggero (e breve, si tratta di poco più di venti minuti) accompagnato da farfisa, theremin, moog, rhodes, synth circolari e mandolini. Questo pop cavalca suoni che attraversano la psichedelia e l’elettronica (arrivando anche a lambire bossa nova e surf), quasi ispirato ai Flaming Lips, senza tralasciare la propria esperienza indie.
Un disco forse non indispensabile ma che si lascia ascoltare, seppur distrattamente. Alla fine, mi chiedo, non è questa oggi la cosa più difficile?
Dalla metà degli anni sessanta, con l’avvento del beat e — soprattutto — di Lucio Battisti, la musica italiana subisce uno scossone che mette in crisi la popolarità di molti artisti in voga fino a quel momento. Persino Claudio Villa, nome di punta del canto melodico all’italiana, inizia a essere in difficoltà. Forse, anche per questo, cede alla corte di Carlo Loffredo che, da diversi anni, gli propone un’idea all’apparenza bizzarra: realizzare un disco con cover di brani anni quaranta.
Iuvenes Doom Sumus, il nuovo disco firmato Jümp The Shark, il sestetto nato sei anni fa su iniziativa del polistrumentista veneziano Piero Bittolo Bon è stato finanziato grazie a una campagna di crowdfunding realizzata sulla piattaforma Produzioni dal Basso. Come i due precedenti, anche questo è stato pubblicato per conto dell’etichetta El Gallo Rojo Records. L’album si contraddistingue per la continua interazione dei musicisti; creano dieci composizioni free jazz – a metà strada tra la sperimentazione e l’avanguardia – dotate di un piglio ironico e di un’ispirazione che dona alle tracce un sound deciso. Dietro al progetto Jümp The Shark, oltre a Piero Bittolo Bon (sax, clarinetto e flauto), ci sono altri ottimi musicisti come Gerhard Gschlössl (trombone e susafono), Pasquale Mirra (vibrafono), Domenico Caliri (chitarre), Danilo Gallo (contrabbasso) e Federico Scettri (batteria). È un album acido e fuori dagli schemi, che richiama il sound di Ornette e di Henry Threadgill, pieno di contrappunti sonori, di continui cambi di direzione e di una vivacità non comune, come nel brano “Completata! Fase Uno!”. Come nell’album precedente, la copertina è realizzata dal fumettista Dottor Pira. L’album si chiude con le risate del sestetto, che lasciano trasparire il divertimento che ha accompagnato i musicisti nella registrazione dell’album.
Su Expedit contro Kallax abbiamo pubblicato nella sezione VideoRaccolta differenziata un video di Luca Gemma, con la sua versione di Lu Grillu e la Luna di Domenico Modugno. Il brano compare – con un differente arrangiamento – anche nel suo ultimo disco (Blue Songs).
Di recente, uno dei dischi che mi ha entusiasmato di più è stato senz’altro Geografia di un corpo dei Santo Barbaro. Per questo nuovo album Pieralberto Valli e Franco Naddei hanno chiamato a raccolta altri sette musicisti della scena indipendente italiana e, in soli tre giorni, sono riusciti a registrare tutto in presa diretta. Christoph Brehme ha filmato una sorta di video-documentario visibile sul canale youtube della band. Abbiamo contattato Pieralberto per fargli qualche domanda.
Dovendo presentare i Santo Barbaro ai lettori di Poetarum Silva, come li definiresti?
Un gruppo postumo di musica italiana?
I Love Freak (distribuzione Self), il nuovo progetto firmato dagli Altera, è al contempo un omaggio alla poetica surreale di Roberto Freak Antoni e, in un certo senso, il suo testamento musicale, visto che compare in ben cinque tracce. Realizzato – come sempre più spesso capita in questi ultimi anni – grazie alla piattaforma MusicRaiser e con la collaborazione del Meeting delle Etichette Indipendenti, l’album ospita infatti l’ultimo brano registrato in studio dall’artista bolognese (“Par-lamento“), scomparso poco più di un anno fa, e diversi suoi testi messi in musica.
Mia madre racconta che, quando ero piccolo e non riuscivo ancora a camminare, ero solito sedermi davanti al mobiletto in cui conservava diversi 45 giri degli anni sessanta; aprivo lo sportello e poi iniziavo a giocarci. Ricorda che, per farmi stare buono, ne metteva sempre su qualcuno, a caso. Io, spesso, usavo quelli di Adriano Celentano come frisbee, al punto che arrivai a romperne alcuni (di questi, conservo ancora il vinile di Pregherò con un pezzetto mancante). Ma, quando metteva questa canzone, restavo immobile e sorridevo. Nonostante i coretti del brano…
Ascoltavo 12-11-1994, la seconda traccia del nuovo album dei ManzOni quando, con una veloce ricerca in rete, mi è tornato in mente un sabato della mia adolescenza. In quel periodo ero innamorato perso della mia migliore amica che, da poco, si era lasciata con un tipo che faceva pugilato.
Ricordo che quel giorno si svolse la prima grande manifestazione contro il Governo Berlusconi; a Roma si riunirono pacificamente un milione e mezzo di persone con le bandiere rosse (“la grande piazza diventa bella, come una rosa rossa appena sbocciata”, dice il testo).