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Kurt Cobain: Quando ero un alieno è un fumetto pubblicato dalle Edizioni BD e anticipa il ventennale della morte di Kurt Cobain, raccontandone (in maniera inedita) l’infanzia e la formazione del leader dei Nirvana. La sceneggiatura porta la firma di Danilo Deninotti, i colori di Mattia Zoanni e i disegni sono di Toni Bruno, non nuovo a lavori che hanno a che fare con l’ambito musicale (sue alcune copertine della Banda Bassotti). Ne abbiamo parlato con i due autori, per sapere qualcosa di più.
Sono passati vent’anni dalla prematura scomparsa di Kurt Cobain; qual è stato il vostro primo incontro con i Nirvana?
Danilo: Ho conosciuto i Nirvana grazie a un amico che, all’inizio del 1992, mi diede una cassetta con Smells Like Teen Spirit; non avevo alcuna preparazione musicale e quel disco, per me, fu come un cazzotto in faccia. Da quel momento i Nirvana sono diventati i padrini della mia educazione sentimentale alla musica. Come molti della mia età, ho imparato a suonare la chitarra sulle loro canzoni e mi si è aperto un mondo, grazie alla visibilità che hanno dato a un certo tipo di musica indipendente. Ho iniziato ad ascoltare i gruppi che consigliava Cobain per poi passare a interi cataloghi di etichette legate a un certo tipo di suono e di attitudine. Grazie a loro ho affinato i miei ascolti.
Toni: Io ai tempi avevo dieci anni circa e ascoltavo gli 883. Diciamo che non ero circondato da ragazzini musicomani, quindi il mio incontro con i Nirvana è avvenuto più tardi. Però leggevo “Corna vissute”, a mio avviso molto anni novanta.
Com’è avvenuto il vostro primo incontro?
Danilo: In realtà Toni e io ci siamo conosciuti grazie a questo fumetto. Quando le Edizioni BD hanno approvato il soggetto (a inizio 2012), ci siamo messi alla ricerca del disegnatore più adatto. La ricerca l’ho fatta con Andrea Ferrari, che in quel periodo era ancora editor e ha seguito tutto il percorso del libro. Volevamo qualcuno che avesse un tratto iper-realista e allo stesso tempo unico e poetico; un disegnatore che fosse in grado di riprodurre ogni minimo dettaglio e che, al tempo stesso, riuscisse a tirar fuori tutta la melanconia di certi passaggi, mettendo del suo quando si trattava di immaginare e rendere onirici certi momenti (principalmente quelli in cui sono presenti gli alieni). Quando mi è stato proposto Toni, dopo aver visto una sua prova, mi sono esaltato.
Pensa che durante tutta la gestazione del progetto ci siamo incontrati una volta sola. E da quel momento, dopo tutti i messaggi, le mail e le telefonate quotidiane, abbiamo capito di essere diventati anche profondamente amici. Forse questa è una delle cose più belle di tutto il progetto e sono sicuro che in futuro faremo di nuovo qualcosa insieme.
Toni: Ad Andrea avevo inviato un progetto, completamente diverso, da valutare. Un giorno mi scrisse “bello il progettino, ma i Nirvana?”; mi chiese di fare una prova alla cieca. Così disegnai una tavola dei Nirvana che suonano dal vivo, senza sapere di cosa si trattasse esattamente. Tutto è iniziato così. Con Danilo c’è stata da subito sintonia e credo sia essenziale, oltre a leggere una sceneggiatura, riuscire anche a interpretarne il senso e le immagini descritte. Ci abbiamo provato e ci siamo riusciti.
Come e a chi è nata l’idea di un libro su Kurt Cobain?
Danilo: L’idea è nata quasi per caso, durante una chiacchierata con Andrea Ferrari; è lui il vero artefice del percorso che ha portato alla realizzazione del fumetto. Era l’autunno del 2011 e mi stava raccontando che avrebbe voluto provare a mescolare le due anime di BD: la produzione fumettistica e quella dei libri musicali. Quindi mi chiese quale poteva essere un’icona degna per cominciare. Senza pensarci mezzo secondo gli ho risposto: “Kurt Cobain!” Lui ci ha riflettuto un attimo e sembrava quasi convinto. Al ché ho aggiunto, mentendo: “Ho già anche l’idea!” E la risposta è stata: “Bene, allora fai il soggetto e vediamo.”
Toni: E lì sono subentrato io. Quando Andrea mi contattò per fare la prova, gli dissi che non volevo disegnare un fumetto sul Cobain idolo; raccontarne il successo e la tragica morte lo trovavo noioso e poco stimolante. Lui mi disse di fidarmi e così feci.
La prefazione porta la firma di Davide Toffolo, musicista e fumettista; è stata una scelta obbligata?
Danilo: Ahahah no, no! È stata un’enorme sorpresa ordita alle mie spalle da Andrea con l’aiuto di Maurizio Rosenzweig. Tutti quanti sapevano tranne me. Ti dico solo che nelle fasi finali della lavorazione circolavano due file, uno per me e uno per tutti gli altri. Nella primavera del 2013, quando parlava con Andrea e con l’ufficio stampa (Maddalena Cazzaniga) della possibilità di trovare un padrino per il progetto – anche per avere una freccia in più nell’arco della promozione – io ho iniziato a ripetere come un mantra: Toffolo, Toffolo, Toffolo. Perché sono un suo grande fan, dal primo disco dei TARM. Ed è stato proprio grazie a lui e ai suoi lavori che ho iniziato a leggere i fumetti. Da quel momento, per diversi mesi ho continuato a chiedere se si riusciva ad avere la prefazione di Toffolo, ma tutti nicchiavano! Così mi sono messo il cuore in pace fino a quando ho visto per la prima volta il libro stampato al Lucca Comics: dentro c’era la prefazione di Toffolo. Mi sono commosso.
Toni: Ti assicuro che si è commosso davvero. Di Toffolo ricordo una mostra a Catania quando avevo sedici anni e già sognavo di fare questo lavoro. Tavole bellissime, disegni che mi hanno trasmesso la voglia di crescere artisticamente. Oggi firma la prefazione di un’opera che ho disegnato, puoi immaginare l’emozione.
Come nasce la scelta del monocolore? Tra l’altro penso sia molto azzeccata, visto che (in qualche modo) richiama anche la copertina di Nevermind.
Danilo: Perché anche Toffolo ha usato il monocolore! Ahahah, scherzo. In realtà è stata una scelta di Toni.
Toni: Una mia scelta, in accordo con la casa editrice. Uso il monocolore da anni per i miei disegni e visto che per una questione di costi sarebbe stato meglio usare le “mezzetinte” ho approfittato per scegliere un pantone che potesse trasmettere anche un po’ di malinconia (che non vuol dire tristezza). Riguardo alla copertina di Nevermind, non ci avevo pensato. Ma possiamo iniziare a dire in giro che è andata così, fa più fico.
Se non ho capito male, esiste anche una versione del fumetto in inglese. Devo pensare che c’è l’idea di presentarlo anche in America, magari con Kirst Novoselic e Dave Grohl?
Danilo: Non so come tu possa avere certe informazioni ma nego tutto. Non c’è nessun progetto estero. O forse sì? Toni?
Toni: Stiamo per pubblicare il fumetto in America e in Canada ma non posso ancora dirlo quindi taccio.
Nelle vignette sull’infanzia di Kurt, si notano molti dettagli. La struttura della casa, Kurt bambino che canta “Motorcycle Song”, il padre che legge The Daily World, il flacone di Ritalin nel bagno, i vinili di Beatles e Monkees, la batteria, i disegni e il ritratto di un rapporto familiare complicato. Quanto è stato difficile disegnare e sceneggiare Kurt Cobain?
Danilo: È molto probabile che sia stato più difficile da disegnare che da scrivere. Perché alla fine ho un’intera mensola della libreria dedicata ai Nirvana, al punto che potrei partecipare a un quiz su di loro. La sfida, per me, più che la documentazione (comunque folle) è stata portare a compimento per la prima volta una sceneggiatura completa, in modo coeso, cercando di far passare i concetti e le emozioni che avevo in mente e che volevo raccontare; con tutte le indecisioni, le ingenuità e la miriade di dubbi che mi affliggevano a ogni tavola.
Toni: C’è da dire che Danilo ha riempito Dropbox di così tante fonti che mi sembrava di essere in una puntata di “Sepolti in casa”. Non è stato difficile, forse a volte snervante, ma comunque stimolante. In fondo la smania dei particolari è una cosa che adoro. Ora capisci perché è nata un’amicizia?
Com’è stato accolto il libro al Lucca Comics?
Danilo: Direi bene, bene in generale. Se n’è parlato e se ne continua a parlare molto. Grazie anche al lavoro fatto dal nostro ufficio stampa, è arrivato a tanta gente che lo sta comprando e leggendo. A febbraio verrà fatta una seconda edizione. Siamo davvero molto contenti.
Il titolo prende spunto dalla prima canzone citata nel fumetto, “Territorial Pissing” dei Nirvana: “when I was an alien / cultures weren’t opinions”. Secondo voi, oggi esistono altri alieni nel mondo musicale?
Danilo: Domandone. Se per alieno intendiamo un personaggio in grado di essere un così forte concentrato di rottura musicale e di rappresentatività, direi di no. Nel senso, una band come i National sta sicuramente avendo un forte impatto emotivo su molti ascoltatori. O, per me, i Sigur Ros, sono stati una vera botta emozionale e sonica a cavallo del 2000. Ma credo che a livello di singolo individuo, Cobain sia stata l’ultima figura in grado di rappresentare e cambiare o influenzare davvero la vita di chi lo ha ascoltato. A prescindere da come poi è andata a finire la sua di vita, e di tutta la triste e costruita mitologia postuma del suicida depresso e drogato.
Toni: Klaus Nomi. È morto dieci anni prima del successo dei Nirvana. Altro genere ma comunque un alieno coi fiocchi. Lo so, non centra nulla con la domanda ma volevo dirlo. Su Nomi c’ho disegnato pure qualche tavola anni fa pubblicata su Lamette Comics. Alieno vero, chiedete a Zio Google.
So di un Kurt Cobain a colori. Potete dirci qualcosa in merito?
Danilo: Quello è Toni che si diverte con la tavoletta grafica e poi posta le immagini su Facebook. Ripeto: non so come tu possa avere certe informazioni e nego qualsiasi cosa.
Toni: Sono delle prove che ho fatto per la proposta americana, sono piaciute ma credo preferiscano le mezzetinte nostalgiche. E comunque non posso dire nulla in merito quindi qui mi fermo.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Danilo: A parte continuare a guadagnarmi la pagnotta lavorando 9-18 come copywriter e scrivendo come giornalista musicale per linkiesta.it; mi sto dedicando a due progetti narrativi diversi; ma sono scaramantico e preferisco restare abbottonato. E poi c’è la voglia di rimettermi a suonare, con una manciata di amici, e fare roba lentissima, pesantissima e tristissima.
Toni: Sto lavorando da pochi mesi a una mia storia, altro non so, giuro.
(Pubblicato su Fuori Asse)