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Cronaca del viaggio in una terra sconosciuta tra immagini e parole

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All’ora di pranzo mio nonno chiudeva la tenda per non fare entrare le mosche. L’aveva costruita nel corso degli anni, raccogliendo le lattine della Coca cola e ritagliando le scritte bianche annegate nel rosso. Lavorandole, aveva realizzato delle piccole lattine colorate, legandole fra loro con un filo metallico. Nei giorni di vento, appena finivo di mangiare, mi avvicinavo sempre alla tenda per guardarla oscillare. Un po’ il vento da fuori e un po’ io da dentro, a soffiare. Certe volte, con le mani, la dividevo in due metà esatte e tutto si apriva al mondo. Entrava la luce forte e il caldo dell’ultima estate senza pensieri. Il cane steso al sole, l’eco di un trattore e la voce di mio nonno, macchiata d’anice. Del terremoto restava una crepa a dividere in due la strada davanti.

(Pubblicato su Poetarum Silva)