
Chissà se dopo aver ascoltato questo disco, pensando al nome “Manzoni”, si continuerà a preferire quello vero (Piero). I ManzOni “musicali” hanno inciso uno dei migliori dischi di esordio dell’anno in corso, dissonante e dissodante allo stesso tempo.
Nati dalle ceneri dei Maladives, vincitori di Rock Targato Italia nel 2000 e gruppo quasi del tutto sconosciuto al di fuori del Veneto, i ManzOni sono una rock band dall’assetto particolare (niente basso né tastiera e una batteria minimale), composta da cinque elementi (quasi tutti provenienti da Chioggia) che hanno un’età compresa tra i 32 e i 57 anni. Chitarre elettriche, loop e (un accenno di) batteria; non serve altro per mantenere alta la tensione. Le quattro chitarre (Carlo Trevisan ed Emilio Veronese, Fiorenzo Fuolega e Ummer Freguia) hanno ognuna il proprio stile e contribuiscono ad aggiungere qualcosa in più ai nove brani dell’album, senza appesantirne l’ascolto, facendo da contraltare ai testi e alla voce di Gigi Tenca (che con Trevisan e Veronese ha già avuto modo di collaborare proprio nei Maladives) che guidano in un percorso tortuoso, verso una salvezza tutta ancora da guadagnare.
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