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andrea arnoldi e il peso del corpo, decalogo, fernando pessoa, gionata giardina, giorgio roccia gagliano, giorgio vasta, le cose vanno usate le persone vanno amate, leonardo gatti
Le cose vanno usate, le persone vanno amate può essere definito un album per immagini, dal sapore acustico, intimo e immaginifico. La voce e la chitarra di Andrea Arnoldi restano sempre in primo piano e si fanno accompagnare dagli archi, dalle percussioni e dai fiati (ma anche dagli utensili da cucina), in una cura (quasi) maniacale per i suoni e per gli arrangiamenti.
I più attenti avranno già avuto modo di ascoltare Arnoldi nel precedente progetto, chiamato semplicemente Il Peso del Corpo, con il quale ha mosso i primi passi circa sette anni fa e che, attraverso ep autoprodotti e vari cambi di formazione, è arrivato maturato fino a noi. Due anni passati a comporre e scrivere canzoni, partendo da vecchi appunti fino a uscire allo scoperto, aggiungendo il proprio nome a quello della band, regalando undici tracce minimali che uniscono la canzone e la letteratura d’autore. È un lavoro che si pone come una finestra aperta sul nulla (“aprir finestre come mani e guardar fuori”, da “Decalogo”), il cui tema ricorrente è la morte come possibilità di rivincita, che trova nell’amore l’unica àncora possibile di vita. Una finestra che, a chi resta dall’altra parte, in quel nulla apparente, offre la possibilità di usare l’immaginazione, attraverso le figure e le rime dei vari brani, con l’intenzione di trovare il senso delle cose. Il tema della morte era stato trattato anche nel precedente lavoro, in maniera meno cruda (“Un mondo perfetto”); qui, invece, si cerca di riflettere sulla morte e sulle tracce di sé che ognuno lascia addosso agli altri prima di morire Da Velimir Chlebnikov a Gilles Deleuze (in “Àncora”), da Fernando Pessoa a Giorgio Vasta (“Ortica” è ispirata al suo romanzo “Il tempo materiale”), le ispirazioni letterarie dei vari brani sono diverse e si intrecciano con gli archi e la chitarra, chiamando a raccolta una piccola orchestra di undici musicisti (tra cui Leonardo Gatti e Gionata Giardina, in pianta stabile nel progetto) e un coro. Da segnalare il brano di apertura “Rebus” (“la vita non è vostra è solamente mia, non sai che è facile parlare di traguardi quando si è barato al via”) e“Cometa” con la sua lunga coda strumentale.
L’album, autoprodotto e registrato dallo stesso Arnoldi in collaborazione con Jodi Pedrali e Giorgio Roccia Gagliano, è stato rilasciato con licenza Creative Commons ed è consigliato, parafrasando il brano “Decalogo”, a tutti quelli che non vogliono perdere la meraviglia.
(Pubblicato su Shiver)