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ballyturk

È difficile provare a recensire un autore che, con un semplice assolo di violoncello, riesce a descrivere un’emozione, a creare (nell’ascoltatore) l’esatta sensazione che ha in mente. Forse è per questo che, mentre ascoltavo il nuovo disco di Teho Teardo intitolato Ballyturk, mi è venuta in mente la parola sale. Scrivere di questo disco, mi sono detto, dev’essere un po’ come cercare di dare la definizione esatta della parola sale; questo perché, in base alla lingua che si utilizza, può assumere un significato diverso (senza contare che, in italiano, ne ha almeno cinque ben distinti).

“Ballyturk” nasce dall’esperienza di uno spettacolo teatrale omonimo e dalla sua colonna sonora; da non confondere con questo disco che, anzi, trae ispirazione e materia dallo stesso spettacolo a cui si ispira, diventandone una libera rielaborazione. Quindi, alla fine, si può dire che Ballyturk è al tempo stesso un’opera teatrale (del drammaturgo Enda Walsh, lo stesso di Hunger di Steve McQueen), la colonna sonora di quest’opera che dura un’ora e mezza, e il disco di cui sto scrivendo, trentacinque minuti che vanno oltre, che creano un’opera altra. Ma non solo: perché Ballyturk (e, in generale, l’intera discografia di Teardo) è allo stesso tempo anche musica che abbatte i confini, che trova le parole attraverso la loro assenza, usando suoni capaci di disegnare un orizzonte pieno di nuvole; solo l’ascoltatore potrà stabilire se renderle portatrici di sole o di una nuova tempesta. Per farla breve, Ballyturk è musica; e, più semplicemente, vita.
Diversi gli ospiti che hanno partecipato al disco, registrato tra Roma e Londra. Dalla voce di Cillian Murphy (quello de Il Cavaliere Oscuro, attore nella rappresentazione teatrale di quest’opera insieme a Stephen Rea) al basso di Joe Lally (dei Fugazi), dal violoncello di Lori Goldstone (David Byrne), di Nick Holland (dei Balanescu Quartet) e di Martina Bertoni (da anni collaboratrice fidata) all’altra voce recitata, quella dell’attore Mikel Murfi. In tutto, quindi, tre violoncelli, ipnotici, che con la loro timbrica (a tratti ossessiva come in “The Outside Force”) ricreano un clima oscuro e d’impatto. Otto brani che, come accade nell’opera, accompagnano la fine di una innocenza, svelando ai personaggi la differenza che c’è tra lo spazio in cui ci muoviamo e la vita che c’è al di là del nostro sguardo. Otto brani che usano e mischiano la potenza degli strumenti elettrici con quella degli archi, per creare emozione e lasciare nella mente dell’ascoltatore qualcosa da ripetere; che poi sia un riff elettrico o un arpeggio o ancora i nomi citati in “Let’s not talk about us”, poco importa.

Ballyturk è un disco che non stanca, che a ogni ascolto regala qualcosa di diverso a cui aggrapparsi, per cercare di trovare la bellezza di quella vita che esiste al di là del nostro sguardo miope.

Nota: Il 6 e il 7 dicembre presso la Villa Manin di Passariano (Udine), nell’ambito della mostra “Intorno a Man Ray”, Teho Teardo presenterà dal vivo “Le Retour à la Raison – Musique pour trois film de Man Ray”. I tre film (Le retour à la raison, Emak-Bakia e L’étoile de mer) saranno proiettati nella sala centrale con l’esecuzione dal vivo di Teho Teardo (chitarre, electronics), Stefano Azzolina (viola) e Elena De Stabile (viola).

(Pubblicato su Shiver)