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Un po’ gabbiano, il disco d’esordio diEmanuele Bocci, può essere considerato a tutti gli effetti il primo disco di musica ecologista (e, in un certo senso, di musica ecologica) uscito in Italia.

Messa da parte, almeno per il momento, l’esperienza con “Le voci del vicolo“, band con la quale ha iniziato a suonare nel 2003, il trentacinquenne Emanuele Bocci parte dalla lezione del teatro canzone di Giorgio Gaber per arrivare a un percorso tutto suo che tratta tematiche legate all’ecologia e all’ambiente.

Negli anni si è fatto notare in diversi concorsi musicali: basta citare il Premio della Critica a “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty” nel 2007 e la partecipazione come finalista al Premio De André 2005 e al Premio Bindi 2010. Nel 2009 ha inoltre ricevuto un Premio da parte del Comune di Grosseto per essersi distinto come artista durante l’anno. Nel 2011 ha vinto il Premio Stefano Rosso (primo premio e premio per il miglior testo)  e la sesta edizione di Botteghe d’autore (primo premio e premio per il miglior arrangiamento).

Nato in provincia di Grosseto, per la precisione a Casteldelpiano, con l’aiuto di Riccardo Cavalieri (musicista di Gino Paoli), produttore artistico e arrangiatore dell’album, Bocci ha messo su disco “Un clima nuovo”, un lavoro più grande, che nasce in un contesto teatrale.

Un clima nuovo è infatti il titolo dello spettacolo teatrale di Bocci, suddiviso in due tempi: un primo tempo in cui si affronta il clima in chiave atmosferica e un secondo tempo nel quale il clima diventa di tensione, simile a quello che negli ultimi anni attraversa il nostro belpaese. Il disco, Un po’ gabbiano, è quindi la naturale conseguenza di questo percorso.

Anticipato dal singolo “Non ci sono più parcheggi”, il cui videoclip è stato realizzato con la partecipazione di Paolino Ruffini, attore comico livornese, l’album è composto da dodici canzoni.

Ogni brano ha una vita propria e affronta una tematica legata alla società e all’ambiente, dalla frenesia che ci allontana nel rapporto con gli altri (“Parcheggi”) allo scioglimento dei ghiacciai (“Orso”). Le canzoni usano anche un genere musicale diverso tra loro, permettendo di passare dal popolare al folk, dal sapore di etnico alla contaminazione jazz, cercando di dare un risalto maggiore al testo.

L’ascolto del disco aiuta a renderci conto di quello che è diventata oggi questa società, frenetica e psicotica, in cui le persone si trovano sempre più isolate, virtuali anche nella quotidianità.

Josè Fiorilli, tastierista di Ligabue, suona l’hammond in “Sono un automa” mentre la seconda versione di “Non ci sono + parcheggi” vede la collaborazione di Paolino Ruffini e del suo accento livornese.

Un po’ gabbiano è una fotografia della società odierna. Una società dove “l’uomo moderno aspira alla libertà del gabbiano moderno, per continuare a essere libero di volare da una discarica all’altra”, come  afferma lo stesso Bocci alla fine di ogni spettacolo.

Questa fotografia, insieme al misto di ironia e critica che percorrono l’intero lavoro, rendono il disco di Bocci un progetto sicuramente da sostenere.

Tracklist:
01. Non ci sono più parcheggi
02. Sono un automa
03. Che pacchia!
04. Dove era il bosco
05. Nunca mais
06. L’avvistamento
07. Al Polo Nord
08. Gli sfollati
09. Senza vedere
10. Un po’ gabbiano
11. Il musicista
12. Non ci sono più parcheggi

(Pubblicato su Bravo!)