Simona Bencini dirotta sul Jazz
Dopo la più che fortunata esperienza dei Dirotta su Cuba (con i quali non è escluso un ritorno), il primo disco solista del 2005 (Sorgente) e le molteplici esperienze degli ultimi anni (sfociate di recente nella partecipazione al musical “Jesus Christ Superstar” nel ruolo di Maria Maddalena), Simona Bencini torna sul mercato discografico con Spreading love, un album dal sapore jazz in cui il tappeto sonoro è affidato ai Last Minute Gag 4tet (di cui fa parte anche Mario Rosini, coautore con Simona di diverse tracce). Gli ingredienti per una bella chiacchierata c’erano tutti, e così l’abbiamo raggiunta al telefono. Ed ecco cosa ci siamo detti.
Un nuovo disco a sei anni di distanza da Sorgente, anni in cui qualcosa sembra essere cambiato, per esempio il soul lo ritroviamo contaminato dal jazz…
E’ semplicemente un’altra strada rispetto a quella di Sorgente. Nel mezzo c’è stata la gravidanza e la voglia di fermarsi un po’ per prendere del tempo e pensare a come continuare. Dopo i Dirotta su Cuba, esperienza travolgente da tutti i punti di vista, affrontare un disco da solista non è stato facile come speravo o pensavo. Dopo Sorgente avevo la necessità di raccogliere le energie e l’ho fatto, anche in concomitanza con la gravidanza, che mi ha consentito di prendere una pausa.
Com’è avvenuto l’incontro con i Last Minute Gag 4tet?
Conoscevo bene Rosini e Campanale, che avevano collaborato anche con i Dirotta su Cuba, e con i quali in seguito sono rimasta in contatto. A un festival jazz ci hanno chiesto di esibirci insieme e abbiamo pensato di fare un tributo a Duke Ellington. Per l’occasione l’organico è stato ampliato con l’ingresso di Giuseppe Bassi (contrabbasso) e Gaetano Partipilo (sax). E’ così è nata questa bella atmosfera.
Quindi il disco è frutto del caso?
Sì, è un disco che nasce dalla voglia di suonare insieme. All’inizio non pensavamo a un album, ma quando ci siamo resi conto che avevamo tra le mani quella che poteva essere una bella fotografia di questo momento, abbiamo trovato chi ci ha dato la possibilità di farlo. Il risultato è un jazz piuttosto contaminato, nato dalla voglia di miscelare soul e jazz per esplorare altri territori.
Cinque brani in questo cd portano la tua firma, la tua vena compositiva come si accosta a quella di interprete?
Le due anime convivono in me, anche se sento di non possedere il fuoco della scrittura. In questo disco ho composto con Rosini il testo di quattro brani inediti e quello di Geraldine, un classico del jazz. Se mi sento coinvolta nel team di lavoro si crea l’alchimia, la situazione giusta per la scrittura. Ma non sento di essere nata come compositrice.
Considerando i parametri discografici di questi tempi, che hanno come principale necessità il prodotto commerciale, senti di aver osato un po’ con questo disco?
Ho scelto di non sottostare più a determinate regole: non voglio più sentirmi dire che l’assolo del pianoforte è troppo lungo o che il ritornello deve arrivare entro il primo minuto del brano. Ho già vissuto questa esperienza, adesso ho bisogno di altro. Mi sento di dire che con Spreading love non abbiamo confezionato la musica, ma l’abbiamo fatta.
Era così anche ai tempi dei Dirotta su Cuba o il mondo discografico è cambiato da allora?
E’ cambiato moltissimo! Mi rendo conto di come il sistema musicale in Italia sia alquanto massacrante e non meritocratico. Non c’è spazio per tutti e lo dico partendo proprio dall’esperienza di successo avuta con i Dirotta. Nei primi anni novanta si investiva di più sull’artista, perché non è detto che con il primo disco si riesca a raggiungere il successo. Negli anni sessanta/settanta la situazione era diversa. Le case discografiche facevano in modo che i cantanti si frequentassero, aiutandosi e crescendo artisticamente. Oggi le case discografiche sono solo degli osservatori esterni, che producono un album studiato per il mercato. Il loro ruolo dovrebbe essere quello di aiutare gli artisti a seguire il proprio percorso, supportandoli e credendo in loro. Ho lasciato la major proprio perché nessuno credeva nel mio progetto. Ed è frustrante per un artista.
Essendo questo un disco nato da una sintonia live, è naturale pensarlo in tour.
Sì, un piccolo tour infatti è già iniziato e mi piacerebbe continuare su questa strada, libera da vincoli discografici. Poi c’è qualche proposta di collaborazione ma è ancora tutto da valutare. La cosa più tangibile è la collaborazione con Dario Rosciglione, (contrabbassista e compositore italiano) con il quale sto preparando un disco di inediti con orchestrazioni e big band. Ora stiamo ancora studiando il tutto. Ma non dirlo a nessuno.
(Intervista pubblicata su PopOn)