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Nel preciso momento in cui scrivo questa recensione, non ho ancora capito se il disco mi è piaciuto o meno. Mi aspettavo decisamente altro, qualcosa di più omogeneo, di più fresco. A leggere sulle riviste di settore, sembra quasi di trovarsi davanti a un caso musicale, nemmeno fosse uscito il miglior disco dell’anno. E in effetti, penso, una band che pochi mesi fa è stata premiata al Mei 2009 come “Rivelazione Indie Pop” qualche merito deve anche averlo… Ci troviamo davanti a uno dei prodotti migliori usciti da un festival di Sanremo mai così mediocre dagli anni ’80 a oggi!
Dopo aver fatto parte dei baresi Ameba4 (prodotti dalla Sugar di Caterina Caselli al Festival di Sanremo del 2006), il chitarrista e cantante albanese Ermal Meta ci riprova alla guida dei La Fame di Camilla. Sempre da Bari, sempre un quartetto. Basso (Dino Rubini), batteria (Lele Diana), chitarra (Giovanni Colatorti) e Ermal che si divide tra chitarra e piano. Altro festival di Sanremo (il primo con questa formazione) con la produzione Universal e finalmente un po’ di visibilità insieme all’uscita del disco. O meglio, la ristampa, visto che delle quattordici canzoni che compongono l’album, dieci erano già state incise nell’omonimo “La Fame di Camilla”, un anno prima. La band ha avuto modo di esibirsi con altri artisti come i La Crus, gli Afterhours e i Ministri, pur suonando un genere decisamente diverso, forse più sulle tracce dei Coldplay (“Nuvole di miele”), ovviamente con le dovute (e non poche) differenze. Nel disco si parla della difficoltà che a volte si può avere nel comprendere un’altra persona, restando fermi sulle proprie convinzioni (“Buio e luce”) e anche della strage nel Canale di Otranto, quando la Corvetta Sibilla della Marina Militare uccise un centinaio di civili albanesi a bordo della Kater I Rades, speronandola (“28/03/97”). Si cerca di evitare l’uso di testi banali, non sempre con successo.
A mio avviso, si tratta veramente di uno dei migliori dischi usciti dal Festival di Sanremo. Ma resta comunque un disco noioso e ripetitivo. Certe volte, più che quattordici canzoni, sembrano quattordici tappe di una via crucis, pesanti se si vuole intraprendere un secondo ascolto. Come ho detto all’inizio, ci troviamo davanti a un prodotto: perché di questo si tratta. Di un prodotto confezionato per un pubblico ben definito. E mi viene in mente il primo album de Le Vibrazioni. Adesso bisognerà vedere se Ermal e compagni avranno la giusta spinta per seguire lo stesso percorso di Sarcina e compagni o se preferiranno restare “imprigionati” dentro l’etichetta “per teenager”. Etichetta che a mio avviso identifica meglio questo disco rispetto a “indiepop”.
Perché di certo, ascoltare Afterhours, Ministri e La Crus, purtroppo non basta.

Tracklist:
01. Buio e luce
02. Campi di grano
03. Pensieri e forme
04. Globuli
05. Nuvole di miele
06. Sperare
07. 28-03-97
08. Come il sole a mezzanotte
09. Non amarmi così
10. Storia di una favola
11. Il mostro
12. Quello di cui non parli mai
13. Ne doren tende
14. Diversi=diversi (disponibile su iTunes)

 

(Pubblicato su Ondalternativa)