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Quando mi si chiede di indicare quale sia stato il miglior disco uscito nel 2009, sorrido e penso a Mastroianni. Per intenderci, non quello dei film, de “La dolce vita” o de “I soliti ignoti”. Penso al Mastroianni nella traccia fantasma de “Il dono”, disco tributo a Federico Fiumani (Diaframma) o a quello che appare in “L’uomo che aveva picchiato la testa”, film-documentario di Paolo Virzì. Per farla breve, penso al Mastroianni imitato da Bobo Rondelli.
Non a caso, “Per amor del cielo” è stato uno dei cinque dischi in lizza per la vittoria del Premio Tenco come miglior album dell’anno. E ammetto di essere rimasto un po’ sorpreso dalla mancata vittoria (senza voler nulla togliere a Max Manfredi, autore di un altro bell’album). Mi ha sorpreso perché questo disco discende direttamente dalla canzone d’autore, quella di Tenco, quella di Ciampi, livornese come Bobo.
Un disco che mostra il lato meno conosciuto di Rondelli; non quello ironico e caustico che ben conosciamo, ma quello malinconico e intimo, comunque presente anche nei precedenti lavori. Uscito sette anni dopo “Disperati Intellettuali Ubriaconi (disco prodotto e arrangiato da Stefano Bollani), l’ex leader degli Ottavo Padiglione ha scelto come collaboratore e produttore Filippo Gatti (ex ElettroJoyce, che nel disco ha suonato anche la chitarra e il basso). Con lui ha dato vita a nove storie d’amore, per niente banali o sdolcinate. Amore per la sua Livorno, per la sua famiglia, amore per un passato che alla fine torna sempre nei suoi testi.
“Per amor del cielo” inizia con cinque canzoni che, messe una in fila all’altra, incantano già dal primo ascolto. Si passa da Viaggio d’autunno, un tuffo nel passato, in quei vecchi dischi – che cantavan le stagioni – che non torneranno più alla bellissima e toccante canzone che dà il titolo al disco. Si prosegue con la poetica “Soffio d’angelo” (baciami la bocca e – soffia vento e – allontana via le nubi – che mi fan piovere dentro”) per arrivare alla spensieratezza capace di attraversarci ascoltando “La marmellata” (“e corro felice, come quando fischiavo via lontano – dai giorni della scuola – e nella strada con la bocca piena, – mentre ti penso ancora – come alla marmellata”). A chiudere la prima parte è “Madame Sitrì”, canzone che strizza l’occhio a Piero Ciampi e che lo stesso Bobo racconta con queste parole: “Madame Sitrì era la proprietaria di un vecchio bordello della città livornese: ho scritto una storia immaginata, una storia d’amore tra il soldato che va a morire e una prostituta, un’immagine non nuova, un inno all’amore e, diciamolo, alla diserzione”. Le altre quattro canzoni sono sempre sospese tra la malinconia e il ricordo. E segnalo ancora “Il cielo è di tutti”, dove Bobo musica un testo di Gianni Rodari e un po’ riporta alla mente Giorgio Gaber, e “Niente più di questo amore”, canzone che chiude il disco e che nel finale ci rimanda al Bobo che ben conosciamo, quello ironico e sarcastico di sempre: “corri, i bimbi fanno tardi a scuola – un bacio torna all’uscita – poi in strada un divino fondoschiena camminare – e niente più di questo l’amor commuove – ma questa è già un’altra canzone”.
Sperando davvero che, per amor del cielo, non si debbano aspettare altri sette anni per sentire questa nuova canzone…

Tracklist:
01. Viaggio di autunno
02. Per amor del cielo
03. Soffio d’angelo
04. La marmellata
05. Madame Sitrì
06. Mia dolce anima
07. Il cielo è di tutti
08. Licantropi
09. Niente più di questo amore

(Pubblicato su Bravo!)